Non ho mantenuto la promessa
Storie di quotidiani sensi di colpa e di cause giuste e molto ingombranti.
Per il mese di giugno ti avevo promesso qualcosa: avremmo parlato di educazione, di insegnanti di scuola e insegnanti nella vita. Ho anche proposto due libri e hai scelto il Diario di una maestrina, che avremmo letto insieme.
E non ho mantenuto la promessa, lo ammetto. E forse, se mi aspettavi, te ne sarai accorto.
Ma (che brutto iniziare la frase con un Ma, sa di giustificazione dei tempi delle scuole) nella normale vita delle normali persone a volte succedono cose che fanno saltare i piani.
Cose, come questa che ti voglio raccontare, che ti assorbono molto tempo e soprattutto tanti pensieri e per quanto tu cerchi di pensare ad altro niente, loro sono sempre là, vogliono esserci.
Questa cosa non solo ti riguarda, ma la sto facendo per te. E ha a che fare con quello che voglio raccontarti il prossimo mese.
Si tratta di una storia che ha segnato profondamente le vite di tante persone del mio paese, Tempio Pausania. Una storia che pensavo riguardasse solo chi l’ha vissuta, e invece man mano che la ricostruisco, mi rendo conto che ha a che fare anche con te, con me, con tutti noi.
È una storia dura come il cemento, che ha visto la morte di diverse persone e il grave ferimento di tante altre. E che ha cambiato la vita di tutti i testimoni, diretti o indiretti della tragedia.
È una storia scandita dal suono delle campane, un rintocco funebre che ha guidato, minuto per minuto, le azioni e i pensieri dei suoi sfortunati protagonisti.
È una storia avvolta da un fumo densissimo e quasi violaceo, dal cielo invernale di un pomeriggio estivo, dal rosso fuoco di fiamme incandescenti. Una storia silenziosa, rotta dalle urla di chi cercava una via d’uscita dall’inferno.
È una tragedia che si è consumata velocemente: il tempo, per qualcuno che si trovava al mare in quel momento, di fare un tuffo e un paio di bracciate. Mentre il bagnante si rinfrescava dentro un mare cristallino, in una collina di Tempio diversi malcapitati soffocavano dentro un forno naturale e vedevano svanire in un istante i propri futuri.
Ho avuto la fortuna di incontrare nei giorni scorsi proprio alcuni di coloro che quel tragico pomeriggio hanno perso tanto: un proprio caro, sé stessi, la propria serenità, l’aspettativa di una vita felice.
E le loro parole, le loro storie, sono entrate nella mia testa, hanno popolato ogni mia riflessione, hanno preso il posto che certamente meritavano di diritto spodestando ogni altro pensiero. E allora ho dovuto stoppare il resto, non c’era spazio, non era quello il momento giusto.
Dato che questo progetto nasce come uno spazio lento in cui condividere racconti e riflessioni, ho deciso di assecondare gli eventi.
È stato facile non mantenere la promessa?
Affatto. Siamo i campioni mondiali di sensi di colpa, quando vogliamo.
Sensi di colpa per il tempo che non riusciamo a dedicare alle persone che amiamo.
Sensi di colpa per quello che avremmo voluto dire e non abbiamo avuto la prontezza di dire.
Sensi di colpa per tutto quello che dobbiamo fare ogni giorno e che puntualmente lasciamo indietro.
Sensi di colpa per le promesse fatte e non mantenute
Eccoci, proprio questo. Una promessa non mantenuta.
Poi stamattina, mentre per l’ennesima volta riprendevo in mano il libro coi pensieri sempre verso la storia di luglio, ho pensato che la sincerità paga sempre.
Che se un giorno si dice “Scusa non ce l’ho proprio fatta” non casca il mondo e anzi l’altra persona si sente meno sola. Perché magari aveva lo stesso peso, lo stesso senso di colpa, su altre mille cose non fatte in tempo.
Ho pensato di smetterla di essere la prima della classe e di vivere davvero come se ogni giorno non fosse una corsa verso una meta, ma un tempo prezioso di cui godere e da cui trarre ogni giorno ricchezza e valore.
Ho pensato che sfidarsi ogni giorno è stimolante fino a che non diventa sfiancante. E fino a quando si è capaci di godere dei risultati della sfida. Se diventa solo frustrazione allora non è la strada giusta.
Mi piacerebbe sapere se anche tu vivi nel mondo dei sensi di colpa e provi sollievo quando riesci a mollare qualcosa senza sentirti una brutta persona.
Che poi, mica le cose si cancellano. Semplicemente si rimandano, al loro momento.
Il Diario di una maestrina, ad esempio, e questo è un bel paradosso, viene rimandato a settembre.
Pertanto continua a leggerlo, sdraiato sul tuo telo mare oppure nel divano con l’aria condizionata accesa. Io l’ho iniziato ed è una lettura molto piacevole.
E nel frattempo tieniti pronto per la storia di luglio, al solo pensiero di raccontartela ho già un bellissimo magone.