E non finisce mica il cielo
Storia di Mia Martini, che per una beffa del destino trascorse 4 mesi in Sardegna
All’indomani dall’assegnazione del premio Mia Martini alla sorella Loredana Berté, mi sono imbattuta in una storia che voglio raccontarti. Una storia in cui la Sardegna, precisamente Tempio Pausania, e la vita di Mia Martini per qualche mese si intrecciano tra loro, in una delle parentesi più dolorose per l’artista, ma forse anche più introspettive, dove dal buio si trovano la forza e il coraggio per risalire alla luce.
Il Premio della Critica nasce a Sanremo nel 1982 e Mia Martini ne fu la prima vincitrice in assoluto, con il brano “E non finisce mica il cielo". Nel 1996, a un anno dalla sua scomparsa, Sanremo decide di intitolarlo alla sua memoria, trasformandolo in Premio della Critica Mia Martini.
E pensare che Sanremo rappresentava proprio tutto quel sistema da cui lei per anni, si sentì esclusa, rifiutata, allontanata, derisa, perché considerata una porta iella. Proprio tutto quel sistema musicale dell’epoca, fatto di cantanti, produttori, musicisti, manager, autori, da cui si sentì profondamente abbandonata nell’esatto periodo di vita che sto per raccontarti. E da lì fino alla sua morte.
L’ho immaginata così, mentre cammino in via Bernardo Demuro, sotto le pareti curve della Rotonda, proprio nella via della mia infanzia. In una cella, così in alto che per vederla devi sollevare tanto il mento e forse nemmeno basta. Ho immaginato la sua sagoma scura, appoggiata alle fredde sbarre di metallo. I suoi occhi, neri e profondissimi, nostalgici, che guardano fuori. Senza sapere se poi il vero inferno sia là dentro oppure nel mondo là fuori che, in fondo, nemmeno aspetta il suo ritorno.
Buona lettura☺️








